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Leonilde

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LEONILDE

Gli studi di filosofia e un’attitudine innata l’hanno spinta a una riflessività che le impedisce di dire sciocchezze. A quanti l’avvicinano appare discreta e autorevole, garbata e delicata, capace di suscitare la stima.
Ha scelto la via della solitudine per aderire a una tavola di valori che si è data.
La sua vita è in campagna. Accanto alla madre ultranovantenne, vedova.
Terminato il rapporto con l’Amministrazione Comunale, impara a coltivare le piante dell’orto. Perché siano al riparo dal vento e dalle intemperie, le colloca a ridosso del pozzo e dei muri perimetrali di un vecchio deposito per attrezzi agricoli.
Il rosmarino manda la sua intensa fragranza di pianta aromatica mediterranea e da quei fusti, così protesi verso l’alto, si percepisce il senso della resistenza: lo stesso della bicicletta “Tre Fucili” con cui la nonna, il padre e lo zio hanno percorso i dedali della Bassa sotto i bombardamenti. Nella libreria di casa è conservato ancora un testo di grammatica inglese con i segni di una scheggia.
Dopo la morte del padre, Leonilde ha deciso il riordino di tutti gli oggetti e delle carte che hanno sempre occupato alla rinfusa gli angoli dell’abitazione.
La fila degli orci, custoditi nella vecchia dispensa, in cui si conservavano le uova sotto la calcina, potrebbero occupare il ripiano del credenzone, le anatre da richiamo, usate dal bisnonno per la caccia nei tinelli, saranno collocate sul comò dello studio dopo una bella passata di vernice.
La gestione della casa ora è nelle sue mani. La madre può offrire soltanto un sostegno psicologico: artrosi e problemi cardio vascolari frustrano energie di un tempo.
Ciò su cui si concentra adesso Leonilde è la destinazione delle lettere. Le tiene da tempo nel doppio fondo del secrétaire e non sa se sbarazzarsene o conservarle.
Lettere di allora inviate da privati al giornale per sottolineare lo stato d’abbandono di edifici storici, denunciare devastanti cementificazioni o l’infrattare di affitti abusivi.
Alla redazione si é sempre voluto squadernare in prima pagina il contenuto di quei cahiers de doléances e l’Amministrazione Comunale non aveva risparmiato polemiche. Soprattutto per quell’articolo in cui Leonilde aveva sostenuto che la politica, se vuol essere buona politica e prassi da trasmettere come il lievito madre, non deve venire meno all’etica; lei voleva denunciare tempi in cui il nuovo modo di far politica non guardava più alla centralità della persona.
Leonilde ha in mente quelle battaglie accese che adesso, nel volgere delle stagioni, risuonano come echi lontani anche se non privi di richiami all’attualità.
E ormai ha deciso di essere conservazione. Di memorie del passato e di segni che si sono rivelati anticipatori.



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